Incidente: la consulenza non entra nel risarcimento.

Incidente: la consulenza non entra nel risarcimento.

L’assicurazione di fatto risarcisce solo la parcella dell’avvocato; la consulenza dello studio di infortunistica è coperta solo se necessaria. 

Se fai un incidente stradale e intendi avvalerti della consulenza di uno studio di infortunistica sappi che questa spesa difficilmente ti verrà risarcita dall’assicurazione, anche qualora dovessi poi finire un causa. Questo perché, secondo l’orientamento ormai consolidato della Cassazione, ribadito di recente dall’ennesima sentenza [1], l’esborso sostenuto dall’infortunato per le consulenze è a carico della compagnia solo se resosi necessario per via della complessità della pratica. Se invece la gestione del sinistro è semplice – come nel caso in cui la controparte abbia ammesso tutta la propria responsabilità – la spesa per la consulenza è a carico dell’assicurato. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di comprendere, in caso di incidente stradale, quali costi entrano nel risarcimento e quali, invece, vengono esclusi.

Abbiamo già spiegato, nell’articolo Chi paga l’avvocato per il sinistro stradale?, cosa avviene, di norma, quando un automobilista intende farsi risarcire dall’assicurazione il danno conseguente a un incidente stradale: egli può chiedere l’intervento di un avvocato la cui parcella viene solitamente sostenuta dalla compagnia (anche per scoraggiare l’avvio di una causa) nella misura del 12-20% del totale del risarcimento. Così il danneggiato resta completamente indenne dai costi di gestione della pratica infortunistica, salvo diversi accordi con il proprio legale. Questo, ovviamente, sempre che non si vada in causa, nel qual caso l’infortunato – in quanto «attore» – deve anticipare i costi del giudizio e, se concordato, anche la parcella dell’avvocato, salvo poi rivalersi sulla controparte soccombente in caso di condanna alle spese processuali.

Capita, poi, che il danneggiato, piuttosto che valersi di un legale, preferisca affidare la gestione del sinistro a uno studio di infortunistica. Questo succede spesso quando egli cede il proprio credito all’officina in cambio della riparazione gratuita dell’auto. In tal caso, il compenso dovuto allo studio è a carico dell’assicurazione solo se il risarcimento per l’incidente stradale è di difficile soluzione; viceversa, se è semplice, non c’è motivo per ricorrere alla consulenza di uno studio di infortunistica, il cui costo quindi non va compreso nella liquidazione. E, per dimostrare che il caso è complicato, non basta affermare che la compagnia assicurativa non ha pagato spontaneamente e ha contestato ogni voce del danno.

La Cassazione ha sintetizzato tutte queste regole in una sentenza del 2010 [2] chiarendo che, se si va in causa contro l’assicurazione, questa è tenuta a risarcire anche le spese sostenute prima di ricorrere al giudice, ma solo se necessarie – secondo la valutazione del giudice – a far valere i propri diritti nella fase stragiudiziale.

Inutile giustificare il ricorso alla consulenza dello studio di infortunistica sulla base dell’atteggiamento di resistenza dell’assicurazione che abbia contestato le voci di danno. Tale comportamento non trasforma una pratica «facile» in una «difficile». La consulenza tecnica viene rimborsata solo se utile per risolvere un problema tecnico piuttosto complesso, garantendo all’assistito una migliore e più rapida tutela.

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