Cambiamenti fatturazione elettronica in Italia

Cambiamenti fatturazione elettronica in Italia

Come cambierà la fatturazione elettronica in Italia con il nuovo modello semantico europeo? Come avverrà la transizione entro il 2019 e che impatto sul pubblico e sul privato? Le risposte a FORUM PA 2017, nell’Academy in programma il 24 maggio, che fornirà anche una panoramica delle norme dei principali Stati membri sull’e-fattura nel Vecchio Continente.

La Direttiva 2014/55/UE introduce una specializzazione del concetto di fattura elettronica intendendo con questa solo quella direttamente elaborabile in modo automatico e definisce le condizioni per le quali le Pubbliche Amministrazioni sono obbligate ad accettarla, con l’ulteriore obiettivo di rendere più semplice e diffondere la fatturazione elettronica elaborabile negli Stati membri. Come cambierà la fatturazione elettronica in Italia con il nuovo modello semantico europeo? Come avverrà la transizione entro il 2019 e che impatto sul pubblico e sul privato?

Il modello (EN 16.931) di fatturazione elettronica recentemente approvato dal CEN – Comitato europeo per la standardizzazione – rappresenta un modello di dati semantico degli elementi essenziali della fattura elettronica: non è riconducibile ad uno specifico formato, ma è un modello che permette di descrivere il contenuto della fattura elettronica in modo da supportare qualsiasi formato, comprese le traduzioni tra formati differenti, per assicurare la possibilità di avere concordanza con le norme fiscali dei singoli Stati. Inoltre è stato approvato anche il documento che contiene una lista limitata di sintassi standard (EN 16.931-2), a cui faranno seguito le specifiche sintattiche con il modello core, che poi dovranno essere accettate obbligatoriamente da tutte le Pubbliche Amministrazioni europee. Un altro aspetto molto importante della nuova fattura elettronica è rappresentato dalle estensioni nazionali del modello EN16931 che, per ora, non sono giuridicamente vincolanti. Pertanto in Italia l’Agenzia delle Entrate dovrà adattarsi a questa situazione e non potrà non tenerne conto.

Il grosso del lavoro parte da oggi, perché la fattura elettronica deve essere considerata come il primo tassello di un avvio del processo di normazione della digitalizzazione, che per ora riguarda obbligatoriamente solo le Pubbliche Amministrazioni, ma che inevitabilmente interesserà anche tutto il settore privato (direttamente o indirettamente).

Infatti non va dimenticato che più del 99% delle imprese Europee è rappresentato da PMI e che queste ultime sono per la maggioranza imprese individuali o lavoratori autonomi. Tale aspetto è molto importante per comprendere quanto sia importante che la standardizzazione della fattura elettronica ed i relativi processi aziendali di gestione debbano essere gestiti attraverso l’utilizzo di un software amministrativo che possa automatizzare, oltre all’emissione, anche la consegna delle fatture elettroniche e, possibilmente, anche gli altri cicli del controllo di gestione (ordine, spedizione/consegna, pagamento). Infatti la dematerializzazione della sola fattura, anche lato PA, consente una digitalizzazione parziale, spesso inesistente quando la fattura viene stampata e gestita a mano ed è totalmente inadeguata a supportare procedure d’appalto interamente elettroniche che per altro diventeranno presto obbligatorie. Il progetto Fattura PA rischia pertanto di infilarsi in un vicolo cieco. La Direttiva segue invece un approccio più strutturato che supera tutti i limiti del formato proprietario nazionale, che si basa sull’utilizzo di standard ed esperienze già adottati in ambito internazionale e già implementati in molte realtà pubbliche e maturati in Europa col progetto PEPPOL.

Il formato FatturaPA è stato estremamente efficace e innovativo nel panorama europeo, ma difficilmente si vedrà una diffusione capillare nello scambio tra privati nascendo in fondo intorno ad un adempimento più che ad un processo. Rammento che la Direttiva indirizza solamente la fattura elettronica, e questa viene contestualizzata come snodo tra i vari processi che si basano su di essa, consentendo un percorso di progressiva digitalizzazione di tutti i processi che stanno a monte della fattura (ordini, conferme, documenti di trasporto…) e a valle (sistemi di pagamento, factoring, trasmissione dei dati ai fini fiscali…).

È auspicabile pertanto che anche il formato italiano subisca un adattamento al formato semantico europeo in modo da garantire un passaggio graduale e il più possibile indolore, aprendo così realmente la strada ad un’evoluzione che è già segnata e porterà benefici sostanziali sia sul lato pubblico che su quello privato.

Va infine ricordato che la Commissione Europea nell’Action Plan del 2012, al fine di prevenire la frode e l’evasione fiscale, ha indicato che una più efficace riscossione delle imposte impone migliori relazioni con i contribuenti: “le buone pratiche amministrative e la riduzione degli errori del Fisco stimolano l’adempimento spontaneo e assicurano maggiore trasparenza su diritti e obblighi dei cittadini”. Quindi è auspicabile che il Fisco cambi rotta rispetto agli ultimi provvedimenti emanati, e attui quella semplificazione reale e concreta che tutti i contribuenti (imprese e professionisti in primis) auspicano.

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